Ecco perché la globalizzazione mira alla distruzione della classe media

Uno degli effetti ormai conclamati della globalizzazione è quello della distruzione della cosiddetta classe media, attraverso una guerra senza quartiere che la colpisce continuamente e sotto vari aspetti, in primis economico e culturale. Si parla di questo fenomeno come una sorta di conseguenza inevitabile del sistema “globalitario” (mi piace terribilmente questo termine utilizzato da Marcello Veneziani per creare un’assonanza con il termine “totalitario”) per il quale l’1% della popolazione detiene una ricchezza pari a quella del restante 99% (perché questo è il vero volto della globalizzazione tanto amata dalle alte sfere della finanza e, cosa molto più inspiegabile e triste, dai cosiddetti “progressisti”). Questo, inevitabilmente, conduce alla scomparsa della classe media.

La mia riflessione cerca di andare oltre questa visione che definirei in qualche modo “automatica” di causa-effetto e tende a considerare il fenomeno, non come conseguenza diretta, ma come un obiettivo pre-configurato della globalizzazione. Un obiettivo dunque voluto a priori, cercato.

Per seguire questo ragionamento, bisogna prima di tutto cercare di capire cosa sia la classe media, quella che un tempo veniva definita borghesia. Per quello che ci interessa in questo momento, direi che la caratteristica più importante della borghesia è sempre stata quella da un lato di non avere così tanta ricchezza da piegarsi completamente ai disegni del grande potere economico e dall’altro di non essere mai così tanto povera (come il proletariato) da rassegnarsi definitivamente alla propria condizione e, soprattutto, da non avere i mezzi per istruirsi, comprendere il proprio mondo, e sviluppare delle alternative. La pericolosità della classe media risiede proprio in questo: un gruppo sociale i cui componenti non stanno né così tanto bene da appoggiare il potere costituito ad occhi bendati (poiché si rendono conto di non avere gli stessi privilegi di quest’ultimo, privilegi che gli vengono negati), né così tanto male da non potersi permettere un’adeguata istruzione che gli permetta di analizzare la società in cui vive e di conseguenza cogliere degli elementi per, eventualmente, rovesciare il sistema.

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A conti fatti, nella storia moderna e contemporanea, tutte le grandi rivoluzioni sono nate grazie alla classe media, e sono state condotte dagli intellettuali della borghesia. Sono sempre stati gli intellettuali borghesi a far comprendere alla massa le ragioni per cui fosse necessaria una rivolta e a guidarla, poiché il popolo, la classe più bassa, seppur più numerosa, da sola non ha mai avuto gli strumenti per comprendere la propria realtà e soprattutto per trovare e sviluppare delle alternative.

Ecco perché oggi il sistema, armato delle esperienze del passato, ha tra i propri obiettivi più che voluti (e non semplicemente conseguenti ad altri fenomeni) quello di eliminare la classe media, dividendo i suoi componenti tra una minima percentuale che entrerà a far parte di quella classe privilegiata che difenderà (più o meno illusoriamente) il sistema, e una maggioranza che invece precipiterà nella povertà e nell’impossibilità di avere gli strumenti per rovesciare il sistema stesso.

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